Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Comencini Cristina
Titolo: L'illusione del bene
Editore: Feltrinelli 2007
E' molto coraggiosa la posizione che la regista scrittrice prende in questo libro, romanzo forse in parte anche autobiografico, almeno nel senso generazionale. La voce narrante, un regista tv allontanato dalla Rai per motivi politici, siamo dentro il governo Berlusconi, ripercorre la sua vita privata e quella della militanza politica di sinistra, costretto a rivedere molte, forse tutte le sua posizioni. Il pretesto è la fine del suo matrimonio con Patrizia e l'incontro con una giovane musicista russa emigrata, Sonja, madre di una bimba di pochi anni,che racchiude un mistero: una madre morta giovane, prigioniera di una clinica psichiatrica durante il regime comunista, una nonna misteriosa. Per amore della giovane Sonia il protagonista inizia un viaggio interiore alla ricerca delle ragioni della propria ideologia, e si trova a fare i conti con realtà sconosciute dolorose, abbissi di infelicità, che lo coinvolgono emotivamente fino alla catarsi finale. Un libro scomodo, in cui la generazione dei cinquantenni appare fragile, dubbiosa, e l'unica speranza sembra identificarsi nei giovani, il figlio diciottenne che viene mostrato libero, consapevole, affidabile. Non so dire se questo sia un bel romanzo, forse ha qualcosa di incompiuto, ma molte pagine sono intense e terribilmente vere; certo è che quella raccontata è una storia su cui riflettere fino in fondo e che suggerisce un processo interno a cui nessuno può più sottrarsi.

Indice